MARTEDI’ 6 MAGGIO – ore 21
ANNA CAPPELLI
di Annibale Ruccello
con Maria Paiato
regia Pierpaolo Sepe
scene Francesco Ghisu
luci Carmine Pierri
costumi Gianluca Falaschi
produzione Fondazione Salerno Contemporanea-Teatro stabile di innovazione
Anna Cappelli è un monologo per attrice, scritto da Annibale Ruccello per il teatro prima della sua improvvisa morte, nel 1986. Nella galleria di personaggi creati dal drammaturgo campano, questo è il lavoro più rappresentato da attrici non campane, da Anna Marchesini a Alvia Reale e ora da Maria Paiato, la cui capacità camaleontica di virare bruscamente voce e toni dona alla protagonista del testo insperati quanto affascinanti risvolti noir. Ed è proprio a partire da questi risvolti che il regista Pierpaolo Sepe costruisce una tensione hitchcockiana, sfruttando appieno le magnifiche doti di una delle più esperte attrici del teatro italiano. Maria Paiato – premio UBU 2005 per La Maria Zanella – restituisce morbosamente, attraverso le espressioni del viso, le movenze e la voce, l’esperienza interiore del suo personaggio, il suo desiderio di possesso che confluisce nella disperazione del gesto finale. Ruccello ha saputo delineare non tanto un piccolo ma prezioso raccoglitore di figurine femminili sul limite della follia o dello sdoppiamento della personalità, quanto anticipare l’imminente decomposizione della struttura sociale italiana, e in particolar modo delle sue donne terribili, professoresse o impiegate pubbliche, piccoliborghesi la cui quotidianità affonda in un perversione omicida da cui non escono né come sante, né come mostri, ma come modelli deviati del presente. Scrive Sepe: “L’intelligenza dell’autore sta nel nascondere, dietro la follia della normalità, un processo culturale drammatico che ha vissuto il nostro paese: la protagonista del dramma porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere. Il principio del possesso, che ancora guida le nostre vite, si affermò ingoiando tradizioni culturali nobili e preziose. Fu in quegli anni che nacquero i cannibali, i padri della cultura odierna”.
Annibale Ruccello, scomparso a trent’anni nel 1986, è oggi più che mai un autore di culto dalla voce lirica e beffarda, espressiva di una generazione ansiosa di ricreare un teatro nuovo e dentro la realtà, ma capace anche di ridere nella tragedia. Arrivato alla scena dalla scuola di Roberto De Simone, rappresenta accanto a Enzo Moscato e Manlio Santanelli la punta di diamante della “nuova drammaturgia napoletana”, e da regista e attore dei suoi testi racconta la deriva della nostra società attraverso una scrittura che oscilla tra la verità del dialetto e la parodia dell’italiano televisivo, intrecciando echi storici col quotidiano, quando non riscrive pezzi di repertorio in feroci adattamenti.