BALLATA DI UOMINI E CANI

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MARTEDÌ 10 / MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015

BALLATA DI UOMINI E CANI
dedicata a Jack London
di e con Marco Paolini
musiche originali composte ed eseguite in scena da Lorenzo Monguzzi (chitarra e voce), con Angelo Baselli (clarinetto), Gianluca Casadei (fisarmonica)
consulenza e concertazione musicale Stefano Nanni
animazione video Simone Massi
disegno luci Daniele Savi, Michele Mescalchin
direzione tecnica Marco Busetto
produzione Michela Signori, Jolefilm (con il sostegno di Trentino Spa – I suoni delle Dolomiti)

ingresso euro 25, 22, 17

Ballata di uomini e cani è un tributo a Jack London. A lui devo una parte del mio immaginario di ragazzo, ma Jack non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono antitetici. La sua vita è fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e non si ripetono più. Lo scrittore parte da quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione af fonda nell’esperienza ma la supera. La produzione letteraria è enorme, e ancor più lo è pensando a quanto poco sia durata la sua vita.
Sono partito da alcuni racconti del grande Nord, ho cominciato questo spettacolo raccontando le storie nei boschi, nei rifugi alpini, nei ghiacciai. Ho via via aggiunto delle ballate musicate e cantate da Lorenzo Monguzzi. Ma l’antologia di racconti è stata solo il punto di partenza per costruire storie andando a scuola dallo scrittore. So che le sue frasi non si possono “parlare” semplicemente, che bisogna reinventarne un ritmo orale, farne repertorio per una drammaturgia.

Ballata di uomini e cani è composto di tre racconti della durata di circa mezz’ora ciascuno più uno più breve costruito su episodi giovanili tratti dalla biografia di London. Tra le traduzioni che ho letto preferisco quella di Davide Sapienza.
I racconti che ho trascritto oralmente sono Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco e in tutti e tre uomini e cani sono coprotagonisti. Lo spettacolo ha la forma di un canzoniere teatrale con brani tratti da opere e racconti di London e con musiche e canzoni ad essi ispirate che non svolgono funzione di accompagnamento ma di narrazione, alternandosi e dialogando con la forma orale.
Marco Paolini, estate 2013

Il primo racconto è ironico, lieve, parla di un cane, Macchia, un cane con un occhio nero, bello, simpatico e furbo, troppo furbo. L’unico cane da slitta che non sa, o non vuole, tirare. Un cane con sentimenti quasi umani, che sente come suoi i diritti degli uomini. Un cane che ha sempre fame, che ruba e uccide, per gioco e per furbizia, polli, conigli e quant’altro di commestibile. L’unico cane che annusa la carestia in tempo per andarsene prima di diventare cibo per gli umani. Un cane con un senso dell’orientamento disarmante, capace di ritrovare i suoi proprietari che cercano di liberarsene con rocamboleschi quanto inutili stratagemmi.

Il secondo racconto cambia il tono della narrazione. Bastardo è il cane protagonista, Black Leclère il suo padrone. Li lega l’odio. Scelto nella cucciolata perché brutto e ringhioso: bastardo appunto. Cresceranno in simbiosi, nel freddo, nella fatica, nella paura reciproca. In un crescendo che sembra culminare in una lotta disperata tra i due in cui il cane semi distrutto dalle bastonate ancora ringhia il suo odio. Leclère non lo finisce, ma lo cura, cura prima le sue ferite di quelle infertegli dal cane. Entrambi si riprendono, ciascuno coltivando la dipendenza dall’altro, fino a quando Leclère, per errore, non finirà con il cappio al collo. Non ha colpe, almeno non per quel cappio, ma quella corda sarà l’occasione per Bastardo di vendicare il suo orecchio sordo, le tante angherie, sarà lui a farlo scivolare, impiccandolo e morendo a sua volta, per mano degli accusatori, come ultimo desiderio dell’innocente condannato.

Il terzo racconto è la scintilla da cui è scaturito lo spettacolo. To build a fire – Preparare un fuoco. Non accendere, ma preparare. La storia, più volte riscritta dallo stesso Jack London, è quella di un uomo e del suo cane, entrambi senza nome, che, durante la corsa all’oro nello Yukon, tentano una strada diversa, più breve ma più rischiosa. Partire da solo, contando solo su se stesso, ignorando i consigli dei vecchi, sarà fatale all’uomo.Gli errori, apparentemente piccoli, determineranno la morte del protagonista che non riuscirà a sopravvivere al gelo, ad accendere quel fuoco che potrebbe salvargli la vita. Il cane incredulo non riuscirà a cambiare le cose ed assisterà all’arresa dell’uomo all’inevitabile, salvandosi… forse.
Ma forse Paolini, nel finale, ci rivelerà come è andata a finire.

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