MARTEDÌ 27 / MERCOLEDÌ 28 GENNAIO 2015
GOOD PEOPLE
di David Lindsay-Abaire
traduzione Roberto Andò, Marco Perisse
regia Roberto Andò
con Michela Cescon, Luca Lazzareschi, Loredana Solfizi, Roberta Sferzi, Nicola Nocella, Esther Elisha
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Ursula Patzak
musiche Carlo Boccadoro
produzione Teatro Stabile Catania / Zachar Produzioni
Southie, sobborgo di Boston: alcune persone giocano a bingo, tra cui Margie Walsh, appena licenziata a causa dei continui ritardi. Nel tentativo disperato di trovare una nuova occupazione, pensa di chiedere aiuto ad un vecchio compagno di scuola, Mike, con cui ha avuto una relazione da ragazza, e che è riuscito ad andarsene dal quartiere, a fare successo e crearsi una nuova vita nel ricco quartiere di Chestnut Hill. Mike, apparentemente sicuro e arrivato, sarà in grado di tenere testa a Margie e affrontare, ritrovandola, le sue umili origini? E lei, riuscirà a trovare una soluzione ai propri problemi senza mettere a rischio quel poco che possiede?
Good people diventa uno scambio continuo tra chi “ha” e chi “non ha”, un continuo confronto sulla “fortuna”, sulle famiglie, sul luogo dove veniamo al mondo che condiziona il nostro inizio e il modo in cui riusciremo a vivere, sul destino. Con un procedere sia rude che tenero, l’autore riesce a parlarci di quell’insormontabile ferita che è la divisione tra classi sociali, e di quel dilemma, a cui non si sa rispondere, se è la forza di un carattere o l’arrivo di un soffio di fortuna che determina il destino di una persona.
I personaggi di questa pièce di Lindsay-Abaire (già vincitore del Pulitzer) si ritengono tutti delle “brave persone”, anche se ognuno di loro ha un’idea diversa di cosa questo significhi. E sembra che alla fine tutto ruoti attorno a questa domanda: chi è una persona perbene?
Good people ha debuttato a Broadway nel febbraio 2011. Ha avuto due nomination ai Tony Awards 2011, come miglior testo e miglior attrice protagonista, che si è poi aggiudicata il premio (era Frances MacDormand, moglie di Joel Coen, vincitrice dell’Oscar per Fargo, diretto dal marito e dal di lui fratello Etan).
Devo a Michela Cescon la scoperta di questo testo, e le sono molto grato perché è raro leggere scrittori teatrali contemporanei dotati di una così intrigante sottigliezza e imbattersi in personaggi credibili quanto quelli di questa pièce, tutti immersi nell’alto grado di verità della sua protagonista, Margie, eroina del segreto e della fatalità, come tale limpida messaggera di quell’autorevolezza dell’umano che ogni vera opera d’arte dovrebbe lasciare emergere. In Good people il disegno della pièce coincide infatti con il ritratto della sua eroina, spiata mentre corre incontro a un nodo cruciale: come si corrisponde al proprio passato, e sino a che punto è visitabile questo passato, a che prezzo? È un testo in cui non c’è nulla che sfiori il tranello retorico: l’autore riesce infatti a schivare ogni espediente convenzionalmente conflittuale, da quello del razzismo (eppure la Boston in cui si muovono i suoi protagonisti ne sarebbe uno specchio dolente) allo scontro di classe, lasciando che la partita si giochi sempre su un piano più profondo e rischioso, come quello che permette a un dettaglio cruciale della vita di divenire perversamente, e inopinatamente, dimenticabile, ostaggio della propria inconsistenza, in quanto tale condannato a rimanere irredimibile.
Roberto Andò