IL GIUOCO DELLE PARTI

fotoHR2

LUNEDÌ 12 / MARTEDÌ 13 GENNAIO 2015

Umberto Orsini in

IL GIUOCO DELLE PARTI
da Luigi Pirandello
regia Roberto Valerio
con Alvia Reale, Toto’ Onnis, Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri, Woody Neri
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
produzione Compagnia Umberto Orsini / Teatro della Pergola

ingresso euro 23, 20 , 15

La vicenda della commedia è nota: i soliti tre: il marito, la moglie, l’amante. Il marito, Leone Gala, s’è separato amichevolmente dalla moglie Silia; egli continua ad essere ufficialmente il marito, ma vive per conto proprio in una casa che è quasi un romitaggio. Ogni sera, tanto per salvare le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda se c’è niente di nuovo e se ne va. Se ne va verso i suoi cari libri e verso le batterie della sua cucina, perché egli coltiva con finezza la gastronomia, e ama comporre salse preziose aiutato dal suo cameriere-cuoco con il quale parla di Socrate e Bergson. Mentre il marito prepara gli intingoletti, la moglie fa due cose: si prende, o continua a tenersi, un amante (Guido Venanzi) preso in precedenza; e si annoia. Si annoia perché è libera, sì, ma in fondo la sua libertà è relativa. E’ una libertà che il marito le concede e ciò la irrita. Se almeno il marito si disperasse per essere lontano da lei! Se almeno fosse geloso! Se almeno vivesse una vita acre e iraconda! Ma no, lui è tranquillo; s’è vuotato d’ogni sentimento; è ormai uno spettatore del mondo. La signora Gala, indignata, vuole farlo diventare attore. Al punto che, quando le si presenta una fortuita occasione – l’involontaria ma gravissima of fesa fattale da un gentiluomo – progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello…

La scelta fatta in questo spettacolo è di ricercare il cuore pulsante della commedia nella novella Quando si è capito il giuoco. La novella è il vero, intimo laboratorio artistico di Pirandello; è lì che egli crea i suoi personaggi – impiegatucci, piccoli funzionari statali, contadini – immersi nella realtà sociale “bassa” della Sicilia rurale; è lì che troviamo il Pirandello più genuino e diretto e probabilmente quello più interessante oggi. Le novelle di Pirandello si presentano, in genere, come racconto di una situazione, di un caso, che determina uno scarto, uno strappo, un momento di crisi nella vita ordinaria di un personaggio. Di solito l’incipit coincide con l’epilogo (il racconto inizia dalla fine) oppure con il momento di crisi; poi si assiste a un movimento all’indietro (flashback) volto a ricostruire i fatti. Non si arriva tuttavia a una verità oggettiva (a rapporti certi di causa-ef fetto), ma solo a una verità soggettiva, del personaggio, o del narratore. Rifarsi alla novella of fre una grande possibilità creativa. Nello spettacolo, al centro della rappresentazione, troviamo Leone Gala rinchiuso in una sorta di “stanza della tortura”: egli ripercorre i fatti, ma ricucire lo strappo è impossibile, impossibile continuare la vita di prima, se non a patto di una lucida follia.
Roberto Valerio

Decidendo di rifare Il giuoco delle parti a distanza di una quindicina d’anni da una messa in scena di Gabriele Lavia per il Teatro Eliseo, che all’epoca dirigevo con lui insieme a Rossella Falk, mi scopro nella stessa posizione di quando riprendo un libro in mano e sento che molti pericoli sono in agguato, primo fra tutti quello di non trovare le stesse emozioni di quella prima volta. Oggi che certamente sono più anziano, ma direi anche più maturo, mi chiedo con quale sguardo potrei riprendere quella storia e trovarci qualcosa di trascurato prima e perciò di inedito e in fin dei conti di nuovo. Così, col mio regista Roberto Valerio – che proprio con me aveva debuttato come attore in quel Giuoco delle parti di tanti anni fa, e che in seguito, dopo aver spesso lavorato accanto a me, per una decina d’anni aveva deciso di proseguire il suo lavoro in totale autonomia, e con ottimi risultati – ci siamo posti una domanda, fra le tante possibili, che subito ci ha fatto scattare la corda matta che sta sempre in agguato nella mente di un teatrante. La domanda era la seguente: ma questo protagonista della storia, questo Leone Gala, che dice di aver capito il gioco, questo famigerato “gioco della vita” lo aveva poi veramente capito?
Umberto Orsini

www.compagniaorsini.it