VENERDI’ 26 – SABATO 27 GENNAIO 2018
L’APPARENZA INGANNA
di Thomas Bernhard
traduzione Roberto Menin
drammaturgia Sandro Lombardi
personaggi e interpreti
Karl, un vecchio artista – Sandro Lombardi
Robert, suo fratello, un vecchio attore – Massimo Verdastro
regia Federico Tiezzi
scene Gregorio Zurla, costumi Giovanna Buzzi
compagnia Lombardi-Tiezzi – Teatri di Pistoia
In un vecchio appartamento di Vienna, tra vecchi mobili scomodi, ricolmi di abiti e scarpe, e disseminato di vecchie fotografie, un vecchio signore in maglietta e mutande striscia sul pavimento alla ricerca della sua limetta per le unghie.
Così Thomas Bernhard inizia L’apparenza inganna (1983).
Il vecchio signore è Karl, che attende la visita di suo fratello Robert. Sono entrambi anziani. Sono stati l’uno giocoliere, l’altro attore. Adesso sono in pensione. Si fanno visita regolarmente ogni martedì e ogni giovedì. Il martedì è Robert che va da Karl, il giovedì Karl rende la visita a Robert.
Costruito secondo un procedimento di alternanza tra monologhi e dialoghi, L’apparenza inganna racconta due solitudini: atroci, dolorose ma anche ridicole e beffarde. Il terzo polo della situazione è Mathilde, la defunta moglie di Karl. Il nucleo oscuro del contrasto è legato al testamento di Mathilde
che ha lasciato la casetta dei week-end non al marito, ma a Robert. Da questo spunto si innesca un meccanismo a catena che porta i due a escogitare ogni possibile pretesto per soddisfare quelli che sembrano essere, con definizione beckettiana, i bisogni del tormento.
«A me gli attori / hanno sempre interessato / quelli notevoli», dice Karl a Robert.
Anche a Bernhard hanno sempre interessato gli attori e questo emerge splendidamente dalla tessitura di una scrittura drammaturgica, consapevole quanto poche delle possibilità, delle psicologie, delle amarezze e delle euforie degli attori. E agli attori Bernhard offre anche con questo testo un combustibile straordinario. In due situazioni di speculare claustrofobia, nell’orizzonte limitato di una terra desolata dello spirito, è sorprendente l’ampiezza di registri e di stati d’animo, di sfumature e di invenzioni che il geniale drammaturgo austriaco offre ai suoi due personaggi.
In uno stile asciutto e acido, Bernhard sciorina tutta una collezione di sofferenze e dispetti, richieste di aiuto mascherate da aggressioni, con il paradossale risultato di raggiungere una sinistra, corrosiva comicità.
Già realizzato con successo, Premio Ubu per la regia nel 2000, il capolavoro di Thomas Bernhard è stato oggetto di un nuovo allestimento che ha debuttato al Teatro Manzoni di Pistoia ad ottobre 2015.
Per l’occasione pistoiese, Tiezzi ha recuperato la primitiva soluzione scenica: due diversi luoghi cui far accedere un pubblico che possa compiere simbolicamente il viaggio di Robert a casa di Karl e quello di Karl a casa di Robert. E’ stato recuperato il progetto originario, con una nuova scenografia affidata a Gregorio Zurla: spazi ridotti nei quali gli spettatori siano a stretto, strettissimo contatto con gli attori, in un esperimento di abolizione totale della “quarta parete”, allo scopo di ottenere un coinvolgimento emotivo massimo con il pubblico che, grazie a porte di armadi a specchio, si vedrà direttamente riflesso dentro lo spazio dell’azione.
Questa versione consente inoltre ai due attori di elaborare una recitazione tutta interiorizzata e perseguire lo scopo di offrire allo spettatore quasi la sensazione di entrare nei loro stessi pensieri, nei tormenti, nel non detto che muove le loro parole, ma consente l’accesso ad un numero ridotto di spettatori. A suo tempo rappresentato in questa dimensione soltanto in poche, particolari situazioni, lo spettacolo fu poi trasposto con ottimi risultati in una versione “tradizionale” da palcoscenico suddivisa in due atti con un intervallo.